venerdì 29 agosto 2014

Buoni propositi di fine estate

Di nuovo a Roma, vacanze finite e carica di buoni propositi come ogni anno. E come ogni anno i buoni propositi durano qualche giorno e poi fanno posto alla pigrizia e alle fatiche quotidiane che spengono qualsiasi tipo di entusiasmo iniziale.

Il fatto è che lontano da casa mi manca la mia vita, la mia routine. Penso con nostalgia  ai piccoli rituali che faccio 11 mesi l'anno e mi mancano cosi tanto che il solo pensarci mi rasserena. In più, con la buona dose di energia dopo un mese intero di vacanza, inizio a progettare e a stendere classifiche sulle cose da fare con il  nuovo anno.
Solitamente inizio dal mio guardaroba: buttare via tutte le schifezze che ho dentro l'armadio, e impormi di comprare da oggi in poi solo pochi capi ma buoni. Non più bancarelle ne maglioni da Zara. Pura lana o cachemire. Chi più spende , meno spende! 
Penso al mio conto in banca , perennemente in rosso e penso si, sarebbe magnifico vestirsi da Max Mara ma temo che sarà già un miracolo permettersi un golf da H&M .
Cambio subito proposito e mi dedico alla mia casa. Mobile all'ingresso con specchio, credenza in cucina o libreria in salotto....quali dei tre mi posso permettere...forse è più probabile un maglione.

E poi eccolo, come al solito si insinua tra i miei pensieri quel maledetto infame corso di inglese che forse dovrei proprio fare, che si mi aiuterebbe nel lavoro ma che proprio non sopporto. Ne ho fatti una marea di corsi di inglese, in italia, in Inghilterra, da piccola da adulta e niente, non mi servono a niente. Ti fanno fare quei stupidi compitini tutti uguali che alla fine riempi le caselle senza nemmeno leggere cosa c'è scritto e ti ritrovi muta in classe tra il cinese negato che pronuncia parole incomprensibili alla professoressa che ti tratta come un'adolescente tra stupidi sorrisi e domande imbarazzanti.
Allora mi dedico alla cucina mi dico , con un bel corso di sera. 
250 Euro tre ore alla città del gambero rosso. E il resto dell'anno che cavolo faccio? 
Mmm credo che resta sempre il maglione il proposito migliore.

Questa estate è stata la mia solita estate. Sono partita con già la voglia di tornare.
Sono andata in Sardegna con Rob e abbiamo fatto dei bagni in un mare incredibile, mangiato pesce e frutta a non finire. Abbiamo litigato e fatto pace, sempre più spesso come è normale che accada dopo la 3 estate insieme. Ho dormito fino a tardi la mattina e pure il pomeriggio, ho preso il sole e lasciato a Roma tutti i trucchi, insieme alla maggior parte dei vestiti, profumi e scarpe. via tutto, non ho bisogno di nulla in verità ed è questa la vera libertà.

E' stato tutto magnifico, ma la mia vita è Roma, sono gli altri 11 mesi dell'anno e dopo un po' di riposo non vedo l'ora di tornare.
Forse è vero che sono noiosa come dice Rob perchè non so rilassarmi veramente, ma ho troppe cose in sospeso qui nella mia città per poter staccare la spina completamente.

La cosa positiva di tutti i miei inutili ragionamenti è che amo la mia vita. Amo la mia casa, la mia famiglia.
Amo la mia quotidianità e mi sento una persona fortunata perchè me lo sono sudato il mio mondo, con fatica e tenacia. 
Forse le mia felicità è più misera di quella di molti altri, perchè in fondo mi accontento di poco ma la conosco  perfettamente, so quello che voglio e questo credo sia una rara fortuna.

E' stato un anno molto difficile, forse il più duro finora, e sono felice di mettermelo alle spalle.
Ho ancora tanto da risolvere, e tanti buoni propositi da desiderare e mai realizzare. 
Ma  è bellissimo poterli desiderare, mi fa sentire giovane, con una vita piena di possibilità.





sabato 17 maggio 2014

Una boccata di serenità

Riemergo da un periodo difficile. riemergo bene, soddisfatta e vincitrice non sempre però per i miei meriti.
Riemergo da mesi insopportabili , da una guerra voluta dal mio capo, da un secondo aborto che non mi ha dato neanche il tempo di prendere consapevolezza di essere nuovamente incinta che già avevo perso.
Riemergo ora, in piena primavera. Ne sono uscita, almeno per ora.

Il fondo l'ho toccato il 12 marzo quando ho fatto di nuovo il test di gravidanza. Quando il dubbio che quelle perdite non fossero delle mestruazioni . "Incinta +1 " diceva il test della Clear Blue. Sono andata da Rob e gli ho appoggiato il test sulla tastiera del computer. Ci siamo abbracciati, ho pianto, eravamo felici.
Ma avevo già paura perché  le perdite non ci dovevamo essere.
Il giorno dopo corro dal mio dottore che mi prescrive Aspirinetta, cortisone  e ovuli di progesterone. Mi sono messa a letto immediatamente con tutte le ire del mio capo che pur non avendogli detto nulla qualcosa sospettava. Mi aggrappo speranzosa alle analisi delle Beta, le faccio ogni 3 giorni anche se il mio dottore non voleva. Salgono, poco ma salgono. Ho i dubbi , ho paura non sono ottimista come invece al contrario mia sorella e Chiara insistono di esserlo. Salgono ancora  per pochissimo fino a quando un giorno, circa una settimana dopo scendono irrimediabilmente.
Ero intanto tornata in ufficio e ho scoperto l'esito in ufficio collegandomi al sito di Artemisia.
Neanche il lusso di poter piangere, con il mio capo nell'altra stanza che mi chiama ininterrottamente.
Mando un messaggio a Roberto e vorrei solo  piangere, solo questo ma non mi è concesso. Mi sento scoppiare dentro e trattengo come ho sempre fatto nella vita. Nei giorni seguenti la guerra del mio capo non da tregue, e lui urla, pretende e critica ingiustamente il mio operato. Lo fa a priori, solo per distruggermi. Mi toglie perfino del lavoro e lo passa alla mia collega per il semplice fatto che per lui non sono capace. Io sto male, mi sento morire. Non provo nemmeno più dolore, solo una sensazione di affondare, di stordimento, di tanta stanchezza da voler mollare tutto.
Passano i giorni, sul mio viso appaiono bolle che non se ne vanno con niente, ho le occhiaie e il mio viso ha un colore verdastro. La gente mi guarda un po' incuriosita e mi dice che mi vede stanca e abbattuta. Io sorrido dicendo che va tutto bene e pensando che sono tutti molto impertinenti, anche solo nel domandarmelo.
Intanto prendo le pasticche per pulire l'utero. L'aborto "per fortuna" è avvenuto precocemente nelle prime settimane così almeno mi evito il raschiamento e una giornata in ospedale.
Passano i giorni e poso l'ascia di guerra. Non ribatto più in ufficio , e qualsiasi dispetto lo lascio stare perché non mi importa nulla. Niente mi importa realmente ora a parte Rob, mia sorella che è incinta del secondo e i miei genitori. E Chiara ovviamente, la mia amica che è lontana ma sempre in realtà vicina.

Passano i giorni così, un po stordita . A tutto si abitua quel vigliacco che è un uomo (Cit.) e così faccio anche io. Ho sempre amato questa frase , ora la metto in pratica, quasi imponendomelo.
Il mio dottore mi visita un ultima volta e mi chiede il referto citologico del primo raschiamento. Lo richiederò all'ospedale pochi giorni dopo. Attesa: 1 mese.
non male come tempo di attesa, ma mi va bene. Ho la nausea di tutto questo e voglio prendermi una pausa. Basta ginecologo, medicine, test di gravidanza. Basta con tutto.

Un giorno mi convoca il mio capo e una luce intravedo dal tunnel. Non mi aspettavo questa convocazione e non aveva idea di cosa mi volesse dire. Forse mi vuole licenziare, mi dico. Chissenefrega.
Invece mi propone un part-time dicendomi che ha ragionato sulle cose che lo ho detto a dicembre in merito alla mia gravidanza (e cioè che non avrei mai rinunciato ad un figlio) e che avevo tutto il diritto di farlo. Mi propone un part-time così risparmia qualche soldo e può prendere un'altra persona part-time in modo che se io abbia dei problemi e mi mettono a riposo dal primo mese lui almeno è coperto.
Ovviamente il mio capo non sa del secondo tentativo e io ovviamente taccio.
Per farla breve io accetto nell'immediato anche se il mio stipendio verrà ridotto di almeno 400 euro. Farò 5 ore al giorno e non 8 e alle 16 da giugno uscirò.
Sorrido, parliamo di altri scontri e cerchiamo di capirci e scusarci a vicenda. Sono felice, sembra che abbia capito. Non ne sono sicura. Chissenefrega di nuovo.

Le mie notti sono finalmente tranquille, dormo come un bambino e mi risveglio senza ansie.
In ufficio c'è un nuovo tipetto di 30 anni , gentile ma presuntuoso. Sembra che a volte mi voglia fare le scarpe. Non mi importa, ci penserà l'ufficio stesso a spezzargli la schiena e a rimetterlo al suo posto. Non è un ambiente semplice qui anche se siamo pochi. Io ci ho messo diversi anni per sentirmi parte di qualcosa, e la sua presunzione non lo aiuterà di certo. Cavoli suoi, io alle 16 esco e chissenefrega nuovamente!

Ancora non so cosa farò da giugno. non so come utilizzerò il mio tempo ma solo l'idea mi fa star bene. vuol dire libertà, fare la spesa, cucinare e mangiare ad un orario decente. Vuol dire avere del tempo per me e poter nuovamente pensare ad una famiglia.
Intanto ritiro il referto, che è negativo su tutto. Questo vuol dire che l'embrione era geneticamente sano e questa è un'ottima notizia. quella meno bella è che mi hanno certificato che era una bambina. Ora non è più solo un'idea vaga, ma un qualcosa di vero che ho perso, una bambina, una bambina, una bambina. Non riesco a non soffrire per questo.

La macchina comunque si è rimessa in moto. Sono tornata dal dottore per una visita di controllo. Dice che sto bene e che il mio utero è tornato alla normalità Lunedì inizio le analisi che il dottore mi ha prescritto e poi si vedrà.

Un barlume di luce ora c'è. Finalmente un po' di pace, una tregua con il mio destino. Una possibilità.
In un mondo privo di occasioni, qualcuno lassù me ne sta dando una nuova. L'ho presa e la tengo stretta.
Incrocio le dita e attendo fiduciosa.

lunedì 3 febbraio 2014

Pause dal quotidiano

Gennaio è stato esattamente come i giorni che ho vissuto: grigio e cupo.

Mia sorella che torna a vivere a casa dei miei perché sia lei che il suo compagno non hanno un reddito fisso, Roberto spesso fuori per fiere o trasferte e tensioni in ufficio con il mio capo e la mia collega.
La casa dei miei che dovrebbe essere la mia tana è sommersa da settimane di scatoloni per il trasloco di mia sorella, la mia stanza che diventa la stanza di Elena (mia nipote) e tutti i miei ricordi stipati un 2 scatole sotto il letto (tutto qui il mio passato?).
Roberto fuori la maggior parte dei giorni e quando rientra mi rimprovera di essere più presente a casa dei miei che nella nostra casa trascurandola (bugiardo). In ufficio il mio capo mette volutamente zizzania tra me e la mia collega e lei che approfitta di ogni occasione per apparire la più brava (che amarezza e delusione).

In tutto questo grigiume arriva ieri , il 2 febbraio, il nostro anniversario: 2 anni.
Non che sia una persona formale e non che voglia o faccia regali ma l'anniversario è una data importante e mi piace festeggiarla nel modo migliore.
Quel giorno avevamo deciso di stare insieme, tutto il giorno, senza parenti o lavoro tra i piedi. Noi due, liberi di stare a letto fino a mezzogiorno. Mi sarebbe piaciuto fare un Brunch in centro e andare a vedere una mostra, mi sarebbe piaciuto stare in casa e poltrire con lui nel letto ma alla fine abbiamo deciso di andare nella sua casa in campagna. Andy , il Setter della sua famiglia era solo perché i genitori di Rob sono partiti e con questo tempaccio ci dispiaceva l'idea che stesse solo.
Ci svegliamo alle 9 e dopo aver preparato i pancakes siamo andato al supermercato per fare la spesa.
Arriviamo in campagna verso l'ora di pranzo, Andy era il più contento e ci ha fatto un sacco di feste. Entriamo in casa, un freddo tremendo, si stava meglio fuori!
Prendiamo la legna bagnata e tentiamo di fare il fuoco nel camino. 1° tentativo fallito, il 2° pure ma il terzo ci siamo ingegnati ed è venuto su un fuoco bellissimo. Menù dei migliori ristoranti: bruschette con l'olio nostro della campagna, bistecche, salsicce e broccoletti.
Anche Andy aveva un degno menù di festa grazie alla generosità del nostro macellaio che ci ha messo molti ossi da parte.
Abbiamo mangiato e  bevuto il buon  vino sempre della campagna. Nessun ristorante sarebbe stato meglio.
Andy era li con noi e rimediava continuamente grassetti delle nostre bistecche.
Dopo pranzo non si poteva uscire: il grigio del cielo e il rumore della pioggia suggerivano relax. Spostato il divano davanti al camino, tutti e tre abbiamo schiacciato un pisolino nel silenzio della campagna.
Io e Rob  abbracciati e Andy ai nostri piedi si godeva il camino e la nostra compagnia.
E'stata una bellissima sensazione. Per un po' i problemi e le delusioni, lo stress e il nervosismo hanno fatto posto ad un po' di pace e serenità. Stretti uno nell'altro si stava proprio bene e senti finalmente calore, quel calore che tanto cerchi in questi brutti giorni della Merla.
Ti accorgi che il mondo fuori è tanto difficile ma che puoi sempre contare su di lui.
Che si corre tanto ma per fortuna attimi di pace come questi ci sono e basta poco per averli.
Sai anche che quel pisolino è davvero speciale e  dura sempre troppo poco come tutti i momenti belli. Sai che presto bisognerà tornare e che domani è un lunedì, un freddo lunedì di febbraio.

E così è andata. Oggi sono in ufficio con una collega offesa perché le ho fatto presente che è stato poco carino soffiarmi un progetto solo perché un pomeriggio mi ero assentata. Io che l'ho aiutata e sostituita  in tutto e per tutto in questi due anni di assenza per la maternità. Un colpo basso che lei è solita tirarmi ma che stavolta è arrivato anche il mio disappunto che lei non si aspettava.
Oggi mia madre e mia sorella hanno litigato per l'ennesima volta. Mia sorella è ragionevolmente avvilita per esser tornata a casa e mia madre....mia madre non è mai stata una buona madre per entrambe...
Oggi la giornata vola come tutti i giorni della settimana. In un attimo è sera, si mangia e si va a dormire. Ci vorrebbero 48 ore per fare un giorno e dedicare altrettanto tempo che dedichi al lavoro  a te stessa, ai tuoi cari e alla tua casa.

I mesi passano così, correndo. Poche cose che catturano la mia curiosità o stupore. La maggior parte del tempo è routine, quotidiano. Ti alzi alle 7 e inizi con gli stessi gesti tutto il giorno fino a quando vai a letto.
Ma per fortuna sono le persone che fanno la differenza e le date, le ricorrenze, i ricordi.
Un anno fa ricordo perfettamente che ho festeggiato a casa con un bel mazzo di tulipani arancioni sul tavolo. Ricordo che era una giornata uggiosa come quest'anno, era sabato e quei tulipani erano  il sole in tutto quel grigiume. Ricordo anche due anni fa, lo stesso giorno ci davamo appuntamento per la prima volta. Doveva essere solo un aperitivo che poi è diventata cena e poi un dopocena . Ricordo ogni momento di quella giornata, dall'ansia del primo appuntamento ai messaggi che ci siamo scambiati sia prima che dopo. Ricordo lo stupore  quando mi ha baciato e quello stupido sorriso mentre con la coperta fino al naso provavo a prender sonno.
Per fortuna c'è un modo solo per sconfiggere il quotidiano e io lo so, vivere con sentimento le proprie scelte e godere delle proprie fortune.





lunedì 23 dicembre 2013

Tris

Vivere con un uomo comporta tante cose, tra le tante anche quella di dover fare 3 alberi di Natale.
Eh si, perché oltre a quello che ho sempre fatto da 35 anni a casa dei miei c'è l'albero da fare a casa propria più quello dalla madre del mio compagno.
Così quest'anno che non volevo nemmeno festeggiare il natale mi sono ritrovata a fare ben 3 alberi.

Il primo, sempre il mio preferito , è stato fatto l'8 dicembre  come vuole la tradizione, a casa dei miei.
Bello, alto ed elegante. Ogni anno a tema , ogni anno un colore. Quest'anno predomina il rosso, dedicato ai bambini della casa, ad Elena mia nipote ed al mio che doveva arrivare in estate. L'albero dei balocchi avevo suggerito e con grande entusiasmo di tutti così è stato fatto. Trenini, pupazzi, caramelle, slitte, Babbi Natale di ogni forma, cuori, stelle e tanto altro, tutto appeso, tutto bellissimo.
E' stato bello farlo anche se quel giorno ancora non sapevo cosa mi aspettava, ma pazienza, la vita va così e nessuno ci può far niente.

Anche all'albero della mamma di Rob però non ero preparata e questo forse potevo evitarlo!

E' l'albero più brutto che io abbia mai fatto in vita mia e addobbarlo credetemi è stata una vera violenza!
E' stato fatto ieri in salotto...una tragedia.
L'albero è vero e quindi non è affatto pieno. La punta ovviamente è brutta perché nella parte alta dell'albero ci sono pochi rami e pochi aghi, sotto è meglio ma non è comunque simmetrico.
Gli addobbi poi non erano per niente belli e sospetto plastica anziché vetro.
Roberto però era felice di fare l'albero con me e mai avrei rovinato la sua gioia. Abbiamo messo le luci (per fortuna tutte bianche) e le palle bianche e celesti, come la lazio diceva la mamma a me poi che sono della Roma .....

L'incubo è finito in poco tempo, alle 22.30 ero già a casa mia.
Io però avevo gli addobbi pronti per fare anche il nostro di albero. Roberto me l'aveva chiesto tante volte di fare l'albero, so che ci teneva così avevo preso poche ore prima dai miei gli addobbi bianchi in cantina dell'anno passato.
Una voglia indescrivibile di fare subito un albero bellissimo dopo aver fatto quello scempio mi assale e nonostante fosse già tardi mi sono messa subito al lavoro.
In meno di un'ora ho fatto un albero bellissimo, elegante, chic di classe insomma!
Non ho messo palle di vetro ma tutti addobbi , fiocchi e  nastri bianchi con delle perline.
Sulla punta poi volevo qualcosa di noi due e frugando nelle scatole ho trovato due renne bianche. E' stato un attimo immaginarle li sù in alto e così ho fatto.

Sono felice di aver fatto tutti questi alberi, anche quello brutto!
E' la mia nuova vita questa, la mia vita da dividere per tre.
Io non potrei mai vivere senza i miei cari vicino, non importa i treni che ho perso per questo, non importa se il mio stipendio è misero e se il lavoro che faccio è frustrante. Mai niente potrà sostituire l'amore della mia famiglia e del mio compagno. Mai altro al di fuori di loro potranno mai scaldarmi il cuore.

Ora ho tre famiglie, tre focolai  e tre alberi da fare ogni anno.
Solo a scriverlo sorrido, solo a pensarci mi sento felice.









lunedì 16 dicembre 2013

Giù nel vuoto

Ed ecco il baratro.
Lo aspettavo ed è arrivato.
La battaglia preannunciata continua, senza tregua e senza nessuna pietà.
Tornata al lavoro mi hanno presentato il conto della mia  assenza.

Ha fatto una riunione il mio capo dicendo che c'è crisi, che si è fatturato poco e che non sa quanto può contare su di me e la mia collega. Non voglio soffermarmi  a dire nulla se non la realtà e il succo ufficioso  della riunione e cioè che avendo perso un bambino sono licenziabile e se non lo fa ora si becca una gravidanza con i 5 mesi di assenza + allattamento . Ora o mai più gli avrà consigliato all'unisono quell'esercito di avvocati che ha a disposizione.
Gennaio credo mi manderà via con la scusa che non si può permettere una persona in questo momento così difficile e comunque non una persona che progetta una famiglia.

Potrei tirare un sospiro di sollievo all'idea di andar via da questo posto infernale ma la vera motivazione mi avvilisce e mi fa incazzare.
Non dovevo dirglielo che ero incinta lo so ma volevo essere onesta e il più collaborativa possibile. Ecco il risultato. Un calcio in culo con il minimo retribuito.

Ora mi sento sola e piccola contro quest' uomo ricco e potente grazie alla sua importante famiglia di costruttori, ma non ho paura. Credo e spero che davvero questo volta chiusa una porta si aprirà un portone perché sono stata per mesi in uno stato di angoscia che non mi ha fatto vivere. Forse non è un caso che ho perso il bambino in questo momento . L'idea è aberrante ma non posso escludere che la tensione degli ultimi mesi possa aver influito sull'esito della mia gravidanza.

Sono arrivata alla conclusione che andrò a parlare con un consulente del lavoro e poi aspetterò il licenziamento. In questo modo potrò  usufruire dei mesi di indennizzo (mi hanno detto da 2 a 6) + forse la cassa integrazione se mi spetta.
Cercherò un lavoro nel frattempo ma non posso mettere da parte il progetto di un bambino. Non ora, non adesso per favore.

Il mio pensiero va a tutte quelle donne che lottano ogni giorno per la propria famiglia.
La sensazione è di vera solitudine in un mondo ingiusto e senza senso. Non sono certo l'unica in questo momento, tante  affrontano la mia stessa situazione a testa alta da vere guerriere.
Io mi sento più un coniglio in questo momento ma perché sono spaesata. Ho sempre avuto tutto dalla vita e con pochi sacrifici grazie alla mia famiglia ma ora è inevitabile che le cose siano cambiate e per difendere la mia di famiglia bisogna essere forti.
Il problema non è se ce la farò, il problema è quando da coniglio diventerò leone perché se così non fosse ho perso oggi.

Chiunque possa darmi un consiglio vi prego di non esitare, qualsiasi informazione mi sarà di aiuto anche solo fosse un incoraggiamento.


sabato 14 dicembre 2013

Due

Sono di nuovo sola.
Avevo fatto i conti non considerando tutte le possibilità. Forse l'entusiasmo, forse un insensato ottimismo o forse la felicità che annebbia la vista, ma così è andata.
Quel cuore che batteva dentro di me si è fermato e la cosa orribile è che nessuno sa dirmi quando. Nessuno.
Nel silenzio con cui è arrivato si è fermato ed è rimasto li per giorni senza che io mi rendessi conto.
L'incubo è iniziato sabato 30 novembre e posso dire che sono state le due settimane più brutte della mia vita. Riemergo ora con molte ferite, alcune evidenti come la mia magrezza sul viso altre meno come il mio sguardo.
E' iniziato quel sabato mattina quando mi sono accorta che avevo delle piccole perdite. Avevo letto proprio il giorno prima su internet che nella nona settimana erano possibili delle perdite perché l'embrione si stava attaccando. Non avevo dolori e le perdite erano scure. Vado in ufficio fino all'ora di pranzo poi ritorno a casa. Dovevo raggiungere mia sorella da una nostra amica ma non mi sentivo molto bene ed ho preferito andare a casa dei miei a riposarmi.
Ho chiamato il dottore che mi ha prescritto subito riposo e degli ovuli di progesterone.
Non ero allarmata ma non capivo perché quelle perdite non smettevano. Sempre poche, ma continue.
Richiamo il dottore alle 5, poi alle 7 e  decidiamo di andare al pronto soccorso.
Scelgo il Policlinico Umberto I perché era il più vicino , salgo su un taxi con mia sorella che intanto era tornata e mi metto in fila. Dopo quasi due ore di attesa mi visitano e mi fanno un'ecografia. Trovano  il battito e l'embrione dicendo che è leggermente più piccolo per essere alla 9 settimana, ma tutto va bene e mi mandano a casa. Mi consigliano 7 giorni di riposo e 3 fiale di progesterone da fare.
Passano i giorni e le perdite continuano.
Il martedì successivo vado dal mio ginecologo che mi visita e mi prenota una nuova ecografia per la settimana seguente.  Intanto non mi fa male più il seno e mi spavento.
Sentivo che c'era qualcosa che non andava ma tutti mi rimproveravano di essere la solita pessimista.
Impossibile aver perso il bambino stai tranquilla mi dicevano. E' normale, ce le ho avute pure io, il sangue è marrone quindi è una cosa passata, non hai crampi, io le avevo rosse fuoco per tutta la gravidanza, il seno non vuol dire nulla e nemmeno l'assenza di nausea e sonno, etc etc.
Le mie ansie c'erano e più crescevano più la gente intorno mi consigliava di non ascoltarle.
Ma c'erano credetemi, avvertivo che qualcosa non andava, ora potete credermi anche se è tardi.

Dio se ripenso ora a quei giorni; le minacce del mio capo per essere rimasta incinta, il  mio corpo che non gestivo più, lo stress e la paura di quei giorni mi sale rabbia e dolore.
Fortunatamente a volte non ti rendi conto di nulla finché non ne esci, e forse in questo caso è stato un bene.
Martedì mattina, il 10 dicembre, vado  dal mio dottore  e con la mia mano nella sua veniamo a sapere dalla dottoressa che mi faceva l'ecografia che il battito non c'era più. L'embrione era piccolissimo poi per le 10 settimane e che da tempo ormai si era arrestato tutto.
Un dolore indescrivibile sale da li, dalle mie viscere, dal punto più profondo della mia pancia per uscire per la prima volta. Tutta la tensione che avevo provato per due settimane, tutta la paura, l'angoscia ora aveva un nome, e una spiegazione.
L'epilogo mercoledì al San Giovanni quando mi hanno fatto il raschiamento .
Io in un letto vicino alla finestra, l'unica su sei letti a non avere la pancia. Sembravo un'intrusa in un gioco della settimana enigmistica. Tutte mi guardavano incuriosite, loro doloranti ma felici, loro con i loro bambini, loro che erano diventate mamme.
Mi vergognavo, mi nascondevo sotto le coperte in attesa che mi portassero in sala operatoria. Mi vergognavo perché non ero una di loro anche se lo avrei tanto voluto essere . Mi ripetevo che ci avrei riprovato presto e che un giorno sarei stata li come loro, ma niente mi dava sollievo.
Il raschiamento è andato bene, sgradevole ma non doloroso. La sera stessa sono uscita e un po' di sollievo l'ho provato tornando a casa. Forse era solo l'idea che qualcosa di orribile  in un certo senso era finito e ora restava la parte più lenta ma meno violenta: leccarsi le ferite e ricominciare.

Ora sono in ufficio, ho ripreso la mia solita vita.
Va bene, alcune volte meno ma credo sia normale. Non so quando si potrà riprovare e ora nessuno dei due ne parla con molto entusiasmo.
Comunque questa esperienza ci ha unito ancora di più e di questo ne sono felice.
Mi sembra di esser entrata in un mondo fantastico ma solo per poche settimane e da spettatrice. Ora mi rimane il ricordo , come di un sogno stupendo e mi manca tanto.
Ho tante amiche che ora aspettano un bambino chi al 4 chi al 5 o 6 mese. Provo forse un po' di invidia e di rabbia ma me ne vergogno e subito caccio il pensiero dalla testa. Qui lo posso dire e dopotutto credo sia anche umano.
Questo natale è andato così . Rob mi ha detto che vuole un albero di natale e domani andiamo alla fiera a comprare gli addobbi. All'inizio non avevo voglia di festeggiare e addobbare la casa  ma poi ho pensato che noi siamo lo stesso una famiglia anche se siamo solo in due,e sono certa che  il futuro sarà clemente con noi e non ci impedirà di far avverare il nostro sogno.